Natalia Arias Zuluaga
Ho conosciuto Natalia in Brasile, a Rio de Janeiro durante le Olimpiadi di Rio 2016.
Lavorava presso la Rio Exclusive occupandosi delle relazioni con i media.
Tra noi si è instaurato da subito un forte legame di complicità e amicizia.
Abbiamo condiviso momenti indimenticabili sia a Rio de Janeiro che successivamente a Roma.
Natalia è una persona straordinaria. Viaggia seguendo la mappa del suo cuore.
Un cuore sempre aperto a nuove avventure e conoscenze.

Laureata in giornalismo in Colombia con un diploma in pubbliche relazioni e marketing, ha scritto per famose riviste e lavorato come capo ufficio stampa per il programma anticorruzione guidato dalla Vice Presidenza della Repubblica del suo Paese natale.
Nel settore delle pubbliche relazioni, ha ricoperto il ruolo di direttrice delle comunicazioni della ONG Corporación Excellence en la Justicia.
Dal 2010 al 2015, dopo aver conseguito il certificato di International Coach da International Coaching Leadership e PNL, ha fondato la sua società di coaching di immagini.
Nel settembre 2015 ha pubblicato il suo primo libro intitolato “Resilience In My Roots”.
Attualmente si divide tra Colombia e Italia, continuando a svolgere la sua attività di coach per clienti privati e aziende.
La valigia, accanto a lei, è sempre pronta.

La raggiungo al telefono.
Dieci Domande
Ciao Natalia, dove ti trovi adesso?
Ciao Paola, sono in Colombia, a Cali, ma in procinto di rientrare a Roma.
Sei laureata in giornalismo, ma hai fondato una tua società di consulenza di coaching. Se dovessi scegliere tra una e l’altra professione? Tutte e due le professioni mi affascinano e penso che in qualche maniera siano collegate l’una all’altra.
Per essere un buon coach devi sapere chiedere in maniera assertiva e questo è uno strumento che il giornalismo ti insegna. D’altro canto per essere un buon giornalista devi scommettere sulla coerenza e questo viene dal coaching.
Secondo te c’è differenza tra un coach, un consulente e un manager?
Un coach è una guida che ti aiuta a scoprire il meglio di te e a valorizzarlo.
Un consulente è una persona a cui ti rivolgi per risolvere dei problemi.
Un manager è una persona che ha la capacità di guidare un gruppo in vista del raggiungimento di un obiettivo comune.
Nella tua esperienza di coach, che cosa ti richiedono maggiormente le persone? Le persone mi cercano perché vogliono esplorarsi, conoscersi, accettarsi e reinventarsi.
Colombia, Brasile, Italia come descriveresti questi Paesi con tre sostantivi.
La Colombia è le mie radici, il Brasile il mio migliore amante e l’Italia è una madrina che mi accoglie.
Se devo pensare a tre sostantivi, Colombia è simpatia, Brasile sensualità, Italia bellezza.
Secondo te, quali sono le differenze e quali le affinità tra colombiani, brasiliani e italiani?
Colombia e Brasile sono Paesi che vivono da molti anni una “guerra” a causa delle disuguaglianze e della mancanza di opportunità per i cittadini. L’Italia ha un regime più democratico, più equo per tutti.
Per quanto riguarda le affinità direi che, colombiani, brasiliani e italiani, hanno in comune un atteggiamento positivo verso la vita che li porta ad apprezzare le cose buone dell’ esistenza.
Come si vede dal tuo punto di vista la crisi che ha investito i paesi occidentali? Il potere rimane sempre nelle mani di una piccola minoranza e mancano opportunità per l’educazione e per il lavoro che portano alla scomposizione dell’assetto societario.
Qual é un Paese che conti di visitare in futuro? La Turchia
Nel 2015 hai pubblicato il tuo primo libro “Resilience In My Roots”. Di cosa parla e a chi lo consiglieresti? E’ un libro autobiografico. Nella storia racconto di come la resilenzia mi ha portato fuori dall’abisso ogni volta che ho affrontato un duello. Ho raggiunto questo risultato riconciliandomi proprio con le mie radici.
Se chiudi gli occhi dove ti immagini tra 10 anni? Mi immagino in un luogo che mi permetta una vita tranquilla e sicura, che mi faccia sentire bene, circondata dalle persone che amo.