Ho conosciuto Francesco in una calda estate romana di tre anni fa e tra noi è scattato immediatamente un colpo di fulmine, un’affinità elettiva. Francesco, oltre ad essere un uomo bellissimo, è un gentiluomo, un amico presente, sensibile, intelligente e spiritoso.
Ricordo le nostre lunghe chiacchierate su amori, sogni, progetti, nella sua meravigliosa terrazza, tra un bicchiere di vino e una forchettata di carbonara… è anche un ottimo cuoco!, i giri in scooter per una Roma assolata e afosa e le risate, passeggiando sottobraccio per Trastevere. E sebbene Francesco viva ora stabilmente a Los Angeles e i nostri incontri si siano diradati, il nostro rapporto è rimasto vivo.
Non riuscendo a trovare la propria strada in Italia, ha deciso di rischiare trasferendosi negli Stati Uniti dove il suo talento è stato premiato. Proprio questo mi rende felice e orgogliosa di intervistarlo.
Veramente a Hollywood Francesco c’era già, ma Roma dove è nato e dove vive la sua famiglia, rimane la sua città. Francesco ha iniziato la sua carriera artistica, senza tralasciare gli studi che lo hanno portato a conseguire la laurea in architettura, in teatro. Il suo debutto come attore è avvenuto al Teatro Colosseo di Roma nel ruolo di Benedict nella commedia teatrale “Molto rumore per nulla” di William Shakespeare, ma il desiderio di esplorare palcoscenici differenti lo ha visto cimentarsi anche in cortometraggi, campagne pubblicitarie per marchi di prestigio come: Amadori, Mulino Bianco, Lamborghini, Alfa Romeo, Sky Sport, Ceres, Limoncetta, Amaro Averna, Vodafone dove ha recitato al fianco dell’attore Bruce Willis. E ovviamente il cinema, appare nei film italiani “Il pugile e la ballerina” e nel cortometraggio “Lui e l’altro” con Alessandro Borghi.

Con il desiderio di diventare un grande attore sin da quando era bambino e con il piglio professionale e scrupoloso che lo caratterizza, ha frequentato e continua a frequentare, anche ora a Los Angeles, scuole di formazione attoriale fra le più prestigiose. Ma la grande chance per Francesco è arrivata nel 2019 con una telefonata del suo manager che gli comunicava di essere stato scelto per il film di James Mangold per interpretare Lorenzo Bandini, pilota della Ferrari degli anni ’60, nel film “Le Mans ’66 – La grande sfida” prodotto dalla 20th Century Fox. Un ruolo a cui è particolarmente affezionato e che lo ha visto crescere sia come professionista sia come persona, affiancando attori di livello mondiale come Christian Bale, Matt Damon e Remo Girone.
Ma non posso ricordare Francesco senza parlare di Settimio, il suo meraviglioso setter bianco e nero. Due amici inseparabili, al punto che non resistendo lontani, un giorno Settimio è salito su un aereo con il suo padrone e a Los Angeles sono volati insieme.

Lo raggiungo al telefono.
DIECI DOMANDE
Ciao Francesco, non possiamo non parlare di coronavirus in questo momento. Il cinema, secondo te, come ne uscirà? Il cinema e il business entertainment ne usciranno a testa alta ne sono sicuro. Qui, a Hollywood, ancor prima della legge del governatore, hanno chiuso gli studios e i parchi a tema (Universal studios, Disneyland). Hanno preso molto seriamente l’allarme. Probabilmente, ancora provati dai lontani ricordi dell’epidemia di spagnola che nel 1918 fermò Hollywood per ben un intero anno.
Il cinema italiano com’è visto ora da Hollywood? C’è molto rispetto sia per il cinema italiano qui a Hollywood, sia per i lavoratori italiani nel settore. Dietro le quinte, scenografi, costumisti, tecnici degli effetti speciali, musicisti che scrivono le colonne sonore, hanno per la maggior parte nomi italiani e Hollywood ne riconosce il merito e il prestigio.
Lo Start System di Hollywood è diverso da quello italiano? Per quel che ho visto, entrandoci in punta di piedi, alla fine è lo stesso che in Italia e forse come in ogni parte del mondo, credo. La differenza probabilmente è che qui a Hollywood, il cinema è una vera e propria “industry” e perciò tutto è considerato su scala industriale.
Chiara tua sorella maggiore, Laura tua gemella e Fabrizio a cui so che sei molto legato, come si cresce in una famiglia con più fratelli e sorelle? Ti hanno appoggiato nella tua scelta di metterti in gioco oltreoceano? Mio fratello e le mie sorelle, come anche mio padre e mia madre, sostengono pienamente la mia scelta. Ci sentiamo almeno due volte a settimana e comprendono il significato delle mie scelte. Sono i miei confidenti e i miei sostenitori. Solitamente si sottovalutano i sacrifici, la solitudine e la determinazione necessari per raggiungere certi obiettivi; si vede solo la punta dell’iceberg, ma per arrivare a quel momento si è dovuto affrontare un percorso, e di solito è un percorso in salita. Devo tuttavia confessare che le difficoltà non mi hanno mai spaventato, anzi sono per me uno stimolo: amo le sfide e avere obiettivi ambiziosi da raggiungere!
Cosa ti manca di più dell’Italia? Dell’ Italia mi manca il modo di instaurare relazioni interpersonali: lì il passaggio è immediato, umano, confidenziale; qui negli States, il processo è più tortuoso, si devono attraversare diversi passaggi prima di stabilire una qualsiasi relazione.
Se dovessi consigliare a un tuo amico americano, tre luoghi assolutamente da visitare in Italia, quali gli suggeriresti? Tre luoghi solamente? Argh…. difficile sceglierne solo tre, ma rispondendo a bruciapelo questi direi: guidare lungo la costiera amalfitana e mangiare polpo alla brace e spaghetti alle vongole; visitare l’abbazia di San Galgano e mangiare zuppa toscana e spezzatino di cinghiale; visitare, nel periodo della vendemmia, i castelli romani e mangiare in osteria bevendo il vino novello che lì si produce.
Qual è il valore aggiunto che dà a una persona l’aver vissuto a lungo in un altro Paese? L’unicità! L’essere un immigrato, italiano, parlare con un accento diverso, non lo vedo più come un limite, anzi sono il valore aggiunto alla mia persona, i dettagli che fanno di me… la persona che sono.
Qual è stata la difficoltà maggiore che hai incontrato all’inizio? Devo ammettere che avendo seguito le indicazioni ricevute, non ho trovato grandi difficoltà onestamente. Sponsor, documenti, permesso di lavoro… sono stato molto fortunato perché so che i permessi sono lo scoglio maggiore.
Quali sono i tuoi prossimi progetti? Dopo che sarà passato l’allarme coronavirus ci sono in ballo un tv show e un film, ma non posso parlarne finché non firmo il contratto. Sono molto scaramantico e porta male parlare prima che un progetto sia stato firmato: finger crossed for me, please!
Per terminare, la mia domanda preferita: che cosa non manca mai nella tua valigia? Nella mia valigia non mancano mai le cuffie stereo per la musica. La musica mi aiuta molto in viaggio e nella quotidianità. Amo tutta la musica: jazz, classica, rock soft, pop, ma per il jazz ho una vera passione, lo ammetto.
Credits Foto Copertina
Photo : SAAM GABBAY
Stylist : Sandra Popovic
Hairstylist: William Mc Mullin