…ma non a quattro ruote.

SUV acronimo di Spazio dell’Uva e del Vino, è una moderna Wunderkammer nata sulle suggestioni di un breve racconto scritto nel 1989 da Ottavio Missoni. A partire da questo testo è nata un’esposizione unica di oggetti, utensili, manifesti, manoscritti, libri antichi e moderni, le cui storie sono raccontate in “Vite ambulante. Nuove cattedre ambulanti di Enologia e Viticultura” e “Accidenti, malattie e parassiti della vite”, due libri pubblicati per le Edizioni SUV nel 2014. Non si tratta di un vero e proprio museo, con un percorso prestabilito secondo un ordine temporale, ma è un’esposizione basata su associazioni e analogie, richiami e casualità. Tanti frammenti di storie per raccontare un’unica storia, quella del vino e del suo legame con l’uomo.

“L’esperienza può essere confusionaria all’inizio, perché niente è disposto in ordine cronologico, ma l’idea è quella di suggestionare il pubblico che per la prima volta si avvicina al mondo del vino: devono sapere che il vino è una cosa bella, ma anche complessaL’origine di quest’idea appare bizzarra: un mio caro amico, Ottavio Missoni per l’appunto, che rimane in un’osteria di Trieste dodici ore, da mezzogiorno a mezzanotte e scrive tutto ciò che vede e che sente. Ecco, anche qui la mostra vuole ricreare quella situazione, dove chi entra racconta qualcosa e in qualche modo contribuisce al tutto”.

Lo Spazio dell’Uva e del Vino si trova all’interno del Birrificio Follina situato lungo la riva del fiume Soligo. Lo stabilimento è un recupero di archeologia industriale, l’edificio è stato completamente restaurato al suo interno, mantenendo l’architettura originaria degli anni ’70. Il nome deriva dall’antico borgo di Follina, lungo la pedemontana trevigiana, ed è lì che nel 2012 è sorto il microbirrificio. Proprio l’affluente Follina, uno dei fiumi più piccoli d’Italia, regala l’acqua purissima che è alla base della produzione delle birre. Si tratta di birre ad alta fermentazione, di ispirazione belga, non filtrate e non pastorizzate, dal carattere unico e non omologato, rivolte a un pubblico dal gusto evoluto, alla ristorazione e alle enoteche che vogliano offrire ai propri clienti un’alternativa al vino.

“Birra Follina è innanzitutto una famiglia, allargata nel tempo ad amici e collaboratori, uniti dal desiderio di creare alta qualità attraverso birre artigianali. Per tutti noi il birrificio non rappresenta solo un luogo di produzione, degustazione e vendita, ma anche uno spazio di relazioni, contaminazioni culturali e incontro. Per questo è stato ideato SUV, uno spazio dedicato alla cultura locale ed in particolare a quella dell’Uva e del Vino. Perché, è soprattutto quest’ultimo, e non solo il Prosecco, che definisce la cifra identitaria e paesaggistica di tutto il territorio dell’Alta Marca Trevigiana. Così le nostre birre, ispirate a quelle prodotte nelle abbazie cistercensi -come quella di Follina- ma idealmente collegate alla civiltà rurale sviluppata tra queste colline, finiscono con l’essere in qualche modo legate ai suoi tratti caratteristici e anche ai suoi vini più tipici, come il Verdiso, il Marzemino e anche il Clinto, ormai proibito”.

Queste le parole di Giovanni Gregoletto, imprenditore, collezionista, editore, nonché fondatore di Birra Follina, anche se chi lo conosce bene dichiara che è impossibile trovare per lui una definizione adeguata. Proviene da una storica famiglia di vitivinicoltori della zona di elezione del Prosecco Superiore: quella famiglia Gregoletto che da più di 400 anni lavora la terra e coltiva la vite e che tra i propri estimatori conta anche Bono degli U2. A Luigi, papà di Giovanni, è stato assegnato nel 2016 su proposta dei vignaioli indipendenti trevigiani aderenti alla FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) il premio dell’anno, con la seguente motivazione: “… sa di essere custode, non padrone della sua terra. E la coltiva con la cura di chi sa che la terra rimarrà anche in futuro e darà buoni frutti solo se rispettata. Rappresenta una generazione che ha visto la povertà diventare ricchezza, ma ha mantenuto i piedi sempre saldi a terra, come le radici dei suoi storici vigneti. Rappresenta quelle figure che sono ambasciatori di un territorio, scrigni di sapere e di passione, esempio del passato e faro per i vignaioli del futuro”. Tornando a Giovanni, che è uomo alla continua ricerca di storie affascinanti da raccontare, gli anni di esperienza nel mondo del vino, in primis quello “col fondo” o sui lieviti, suggeriscono l’idea già nel 1992 di realizzare birre artigianali, progetto finalmente realizzato nel 2012 dopo anni di studi e approfondimenti in giro per il mondo. Ma non basta, tanta è la passione che da allora ha pubblicato diversi libri e creato una sua casa editrice. 

E sicuramente la storia di questo romantico imprenditore e bibliofilo del vino non si fermerà qui…

https://www.edizionisuv.it

https://www.birrafollina.it