Alessandro Barillà
Alessandro Barillà è il Presidente della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro dal 2015, rieletto all’unanimità nel 2019. Con un background economico e una specializzazione in finanza conseguita presso la San Diego State University, è stato in passato manager di Arthur Andersen e dei Gruppi Telecom Italia e Leonardo. Attualmente è CFO in Brasile del Gruppo Rodenstock, multinazionale tedesca tra i leaders mondiali nel settore delle lenti oftalmiche e delle montature per occhiali. Molto apprezzato in campo lavorativo per la sua professionalità, in passato ha contribuito al successo di Telespazio Brasile ricoprendo il ruolo di Direttore Amministrazione, Finanza e Controllo; è stato inoltre Presidente del Comitato degli Italiani all’estero per gli Stati di Rio de Janeiro e di Espirito Santo e ha avuto anche una soddisfacente esperienza in Messico come Country Manager per Sices Solar dove ha avviato una start up di successo nel settore delle energie rinnovabili. Come Presidente della Camera di Commercio, insieme al suo team, supporta l’inserimento di numerose aziende italiane in terra brasiliana e aiuta le aziende brasiliane a fare affari e ad investire in Italia.

È stato in occasione di una cena organizzata dalla Camera di Commercio che ho avuto il piacere di conoscere Alessandro. Non ci siamo più persi di vista e lui con i suoi modi gentili e pacati, è sempre stato disponibile a chiarire miei dubbi o, su mia richiesta, a darmi un consiglio o un parere. Classe 1969, da buon siciliano è grande amante del mare, appassionato giocatore di beach tennis e di un buon vino, Alessandro dal 1999 vive in Brasile e ha ormai fatto di Rio la sua casa… senza mai dimenticare però le sue origini.

DIECI DOMANDE
Ciao Alessandro, anche a te non posso non chiederti come è la situazione a Rio? La percezione che si ha in Italia attraverso i media non è quella che abbiamo noi che viviamo in Brasile. La TV Globo, maggiore emittente televisiva del paese, per “ragioni politiche” ha esagerato nel disegnare un quadro disastroso e creato un clima di panico nella popolazione. Ritengo che la pandemia è gestita adeguatamente tenendo in conto da un lato le dimensioni continentali del paese (maggiore dell’Europa) e quindi tante diversità locali, e dall’altro le necessità economiche di sopravvivenza della maggior parte della popolazione.
Le numerose aziende italiane presenti a Rio sono in lockdown o proseguono le loro attività produttive? E se sì, come affrontano l’emergenza Covid19 dal punto di vista della salvaguardia dei lavoratori? Le aziende italiane presenti in città hanno adottato i protocolli dell’OMS e le varie direttive emanate a livello Municipale, Statale e Federale. La maggior parte ha adottato l’Home Office, evitando così ai propri dipendenti l’uso del trasporto pubblico per recarsi sul luogo di lavoro. È assodato che l’Home Office continuerà a valere anche dopo la fase emergenziale, e molte aziende stanno riducendo gli spazi fisici destinati agli uffici. Così come c’è stata un’accelerazione dei processi di digitalizzazione e e-commerce.
Il Brasile è da sempre una delle maggiori economie dell’America Latina. Pensi che l’attuale situazione (che si sta affrontando a livello globale) cambi le prospettive di sviluppo economico del Paese? Il Brasile ha dei fondamentali fortissimi e le sue prospettive di crescita continuano solide. In piena crisi stiamo assistendo alla Borsa di São Paulo (la maggiore dell’America Latina) ritornare sui suoi massimi e vediamo l’ingresso di capitali esteri per investimenti ed il Governo sta preparando importanti bandi internazionali per le privatizzazioni che interessano a molti investitori.
In una recente intervista il Presidente della Camera di Commercio di São Paulo, Graziano Messana, ha dichiarato che l’interesse delle imprese italiane sta crescendo per il Brasile a discapito della Cina. Cosa ne pensi? Ritengo che il problema Cina sia diventato evidente per il mondo e non soltanto per le aziende italiane. La Cina è stato l’oggetto del desiderio mondiale negli ultimi 20 anni per l’attrattività del costo del lavoro e dei bassi costi in generale, ma tale dipendenza del mondo dalla produzione industriale cinese è diventato un problema enorme e se ne sono accorti tutti quando, a causa di questa pandemia, in tanti settori non sono state più garantite le forniture cinesi. Ed anche prima della pandemia, la guerra commerciale innescata da Trump contro la Cina aveva mostrato certi pericoli. Le multinazionali stanno cercando altri paesi per produrre a basso costo, ed oggi il Brasile è tornato ad essere un paese low-cost, ed insieme al Brasile vedo anche il Messico e l’India.
“Doing business in Brazil”, pensi che sia per le imprese storicamente radicate nel Paese sia per quelle che vorranno investire in futuro, ci siano nuove opportunità economiche? Il Brasile è un mercato interno da 210 milioni di consumatori, quanto maggiore sarà il processo di distribuzione della ricchezza tanto maggiore sarà l’esplosione dei consumi e per le proprie caratteristiche i brasiliani sono grandi consumatori. I brand italiani hanno grande richiamo anche perché in Brasile contiamo con un totale di discendenti italiani pari a 30 milioni, il 15% della popolazione. E c’è moltissimo da realizzare in termini di infrastrutture (porti, aeroporti, strade, rete fognaria, telecomunicazioni e energia nelle aree remote, ecc.).
Oil&Gas, Energia e Infrastrutture, sono ancora i settori che richiamano i maggiori investimenti? Sono sicuramente tra i settori più importanti, ma non dimentichiamoci dell’Agribusiness che rappresenta il 21% del PIL brasiliano. Il Brasile di fatto sfama circa 1 miliardo della popolazione mondiale. E tra l’altro è un settore dove si sta investendo molto, soprattutto in tecnologia, per rendere la produzione sempre più efficiente.
Il recente accordo di libero scambio tra Unione europea e Paesi del Mercosur comporterà una maggiore interazione con il mercato brasiliano? Sicuramente si, speriamo che ci sia la volontà politica compatta sul fronte europeo per la sua implementazione.
Ci parli del progetto Open Mind Brazil? É una partnership tra la nostra Camera e l’associazione Open Mind Brazil, entrambe entità senza fini di lucro. Open Mind Brazil è un gruppo che comprende tra i maggiori managers delle grandi aziende brasiliane, ed è nato spontaneamente durante la pandemia per favorire networking e scambio di esperienze su come affrontare questa crisi e su quello che verrà dopo.
Veniamo a te, dopo quasi vent’anni trascorsi in Brasile, cosa ami di più di Rio de Janeiro e cosa ti manca di più di Palermo, la tua città natale? Rio è una città fantastica, mi incantano le sue spiagge, il buon clima tropicale ed i Cariocas, sempre carichi di un’allegria ed un ottimismo contagiante. Della mia Palermo mi manca la mia famiglia, siamo estremamente uniti e senza di loro non sarei riuscito a realizzare metà delle cose che ho fatto nella mia vita. Mi mancano gli amici storici e ovviamente i cannoli e le stigghiola!!!!
E come di consuetudine, la mia domanda finale… cosa non manca mai nella tua valigia? Una camicia bianca, completino e scarpe per allenarmi, il Kindle e al rientro su Rio almeno una bottiglia di buon vino o whisky di quelli difficili da trovare qui.