Renata Jannuzzi

Ed ecco ancora una volta una donna di valore, il suo nome: Renata Jannuzzi. Renata Jannuzzi è nata a Rio de Janeiro. Figlia di un diplomatico, fino ai 22 anni è stata una cittadina del mondo. Non solo il Brasile, ma anche Grecia, Svizzera, Libano, Belgio e Nigeria. Anni trascorsi con la valigia in mano che forse hanno influenzato il suo interesse per il mondo alberghiero tant’è che ha concluso la sua formazione scolastica conseguendo un Master in Pubbliche Relazioni e tecniche di Comunicazione alberghiera all’École hôtelière de Lausanne, una delle più prestigiose scuole di formazione nella gestione «a 5 stelle». Rientrata a Roma, ha lavorato per vent’anni nella comunicazione e promozione alberghiera nei più prestigiosi Hotel di gruppi internazionali. Ha poi continuato la sua attività professionale nel lancio e promozione di noti brand commerciali, e dal 2004 al 2006 in qualità di docente all’Accademia della Comunicazione e Spettacolo di Stefano Jurgens. Non solo, Renata si è dedicata come consulente al settore retail di brand del lusso in particolare nelle start up dei tre spazi di vendita a Roma di Pratesi (show room- boutique- Bay Pratesi) assistendo anche Isabella Pratesi nelle Pubbliche Relazioni e stampa, e divenendo in seguito Store Manager. Attualmente Renata, perfettamente bilingue, assiste clienti francofoni ed esegue traduzioni e svolge attività di consulenza in ambito Marketing e Vendite nel settore del lusso, oltre a curare la comunicazione e l’organizzazione di eventi.

La politica è un’altra delle passioni di Renata, una passione che viene da lontano. Suo nonno è stato Onofrio Jannuzzi, senatore della Repubblica e suo padre Giovanni Jannuzzi, Ambasciatore e Grande ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica e degli Ordini di Spagna, Belgio, Austria, Brasile e Qatar, nonché docente universitario di istituzioni di politica europea in diverse Università europee. La politica si diceva… Molto sensibile alla dimensione europea e appassionata della sua città Roma, partecipa in qualità di candidata consigliere alle elezioni comunali del 2013. In quell’occasione auspica una città proiettata verso l’Europa per diventare un modello di sostenibilità, il rilancio delle piccole e medie imprese, specie artigiane, ed equità sociale e civile. Attenta anche al sano utilizzo delle risorse messe a disposizione dalla Comunità europea e al rigore finanziario, si definisce “cittadina tra i cittadini” intendendo in questo modo l’importanza dell’ascolto dei bisogni dei cittadini e dell’agire politicamente con etica e serietà. Ma non basta, nel 2005 per Sperling&Kupfer esce un libro scritto a quattro mani con l’amica giornalista Didi Leoni dal titolo ispirato a una canzone di Dalla e De Gregori “Veri uomini, però… Regole di stile per maschi contemporanei” nel quale con perspicacia e un pizzico di umorismo si affronta il tema dei comportamenti più adeguati e quelli da evitare nel rapporto a due, nelle diverse fasi della relazione sentimentale. 

Anche a Renata pongo le mie…

Dieci Domande

Ciao Renata, come è stato per te vivere fino ai 22 anni in così tanti Paesi? Cosa ti ha lasciato questa esperienza? Buongiorno Paola! Indubbiamente ho assorbito molti colori, penso all’Africa; mentalità diverse dalla mia molto latina, come il Belgio; il mistero del medioriente in Libano. La consapevolezza che vivere altrove ti apre la mente e riparametra la propria concezione di quotidianità. Ma indubbiamente mi ha lasciato la voglia di continuare a viaggiare e fare scoperte. Per viaggiare intendo dire anche nella propria città o Paese, attraverso un libro, ascoltando i racconti di altri viaggiatori.

Tra i tanti Paesi che hai visitato, ce n’è uno che ti è rimasto nel cuore?Alcuni, in modo diverso: il Libano anteguerra, ero già grandicella e ho avuto la fortuna di assaporare un Paese che offriva un perfetto mix di stile di vita occidentale e fascino e cultura mediorientale. L’Africa con le sue contraddizioni, ricchezza di materie prime ed estrema povertà. La Grecia con i suoi colori e le sue asprezze. Comunque, porto nel cuore un po’ di ogni Paese visitato o vissuto.

Nel mio blog scrivo anche riguardo al Brasile e tu sei nata a Rio De Janeiro. Qual è il tuo rapporto con questo Paese? Sono nata in Brasile, ma l’ho lasciato poco dopo la mia nascita perché i miei genitori furono trasferiti ad Atene. Una volta cresciuta volevo saperne di più ed iniziai a studiare il brasiliano perché sono convinta che il primo passo per conoscere un luogo passi attraverso la sua lingua, da lì si intuiscono le contaminazioni con gli altri Paesi, attraverso l’immigrazione o semplicemente il commercio. Ho letto e visto molti documentari e film per assorbirlo, ne sono affascinata come lo si è dalle proprie origini.

Il Brasile in queste settimane purtroppo è nel pieno della pandemia, noi fortunatamente siamo già nella fase della ripresa, delle riaperture, del ritorno alla normalità. Come ti sembra stia reagendo Roma? Il risveglio di Roma sulle prime è stato molto guardingo, in seguito è esplosa la voglia di vivere e reagire tipicamente romana, quasi si volesse annullare una parentesi tragica, con il rischio di eccedere in senso contrario dopo aver invece dimostrato di essere stata una città, che con i suoi cittadini, ha dimostrato di essere molto ligia nell’osservazione dei vari decreti che si sono succeduti. La situazione economica, come altrove, è piuttosto difficile, molte attività non hanno riaperto o se lo hanno fatto, si trovano in grande difficoltà. A fronte di una città più godibile, con meno traffico e caos, in cui è un gran piacere passeggiare e riappropriarsi dei propri monumenti e spazi, si paga lo scotto economico della mancanza del turismo internazionale. Ma i romani sanno rimboccarsi le maniche, hanno un particolare ingegno, a volte scanzonato, che li aiuta a reagire e rinnovarsi.

Hai una ventennale esperienza nell’hôtellerie, secondo te quali sono le iniziative e/o i cambiamenti che gli hotel potrebbero promuovere per limitare i danni alla crisi che duramente sta interessando il settore turistico-alberghiero? Personalmente credo moltissimo nel networking. Mi spiego: gli alberghi, almeno quelli che hanno riaperto, stanno facendo sforzi incredibili per offrire stay sicurissimi dal punto di vista sanitario, tariffe accattivanti, una maggior cura nell’ospitalità. Ma se l’offerta collaterale non è appropriata, il turismo, per ora italiano ed europeo, non è attratto. Credo che la carta vincente sia offrire un programma visita ricco ed inedito. Ti confesso che con alcuni imprenditori di vari settori stiamo studiando proprio questo a Roma, una piattaforma che offra al visitatore italiano od estero, la possibilità di vivere la nostra città con una serie di pacchetti che offrono esperienze diverse, sia in campo culturale che di shopping e gastronomiche, diverse dalle mete oramai arcinote. Il programma viaggio poi, nell’ambito delle nostre offerte, potrà essere handtaylored dal viaggiatore. Questo aiuterà non solo il comparto alberghiero e B&B, ma anche l’indotto. Questo schema è ovviamente applicabile sia nelle grandi città d’arte, per ora le più penalizzate, che le tradizionali destinazioni vacanziere.

Come immagini si evolverà la situazione alberghiera nei prossimi mesi? Sono convinta che si tornerà a viaggiare, ma i viaggi del futuro non saranno mordi e fuggi come ante-pandemia. Chi viaggerà vorrà fare una “esperienza” e non un viaggio tout court. Gli alberghi, come anche l’offerta culturale, dovranno evolversi in tal senso rinnovando i vecchi schemi.

Nella tua opinione e per la tua esperienza, pensi che il Covid19 abbia modificato permanentemente il turismo, o è solo una brutta parentesi Come ho detto, sono convinta che si tornerà a viaggiare, si fa dalla notte dei tempi e si continuerà a farlo. Però i tempi di ripresa non saranno rapidissimi a causa del timore per la propria salute, dallo shock subito e dalle condizioni economiche attualmente con futuro incerto. Ma prima o poi sarà solo un pessimo ricordo!

Tu se anche consulente al settore retail di brand del lusso, la crisi che stiamo vivendo secondo te penalizzerà anche questo settore?Attualmente sì, è inutile negare una crisi economica evidente. Ma questo deve servire ai brand di lusso come opportunità per ripensare la propria filosofia produttiva e di vendita. Dovrebbero trasformarsi in brand che adottano una produzione maggiormente ecosostenibile, meno consumistica, puntando sulla grande qualità con prodotti che non passino di moda in 3 mesi! In questo senso l’attuale visione di Giorgio Armani, dichiarata con la sua lettera-manifesto pubblicata durante il lockdown, è secondo me la linea guida da seguire, come anche la visione di brand di Cucinelli. Chi avrà questa capacità non solo resterà sul mercato, ma addirittura nel medio-lungo periodo aumenterà sensibilmente il suo fatturato.

Progetti per il futuro? Alcuni, che per scaramanzia non dico. Posso dire che con il mio gruppo di lavoro ho ricominciato ad organizzare eventi dal vivo, sempre con grande attenzione alle norme Covid19, sostenendo il networking fra imprenditori, poi c’è la piattaforma di cui parlavo su cui ci stiamo concentrando.

Per una viaggiatrice “nata” come te, cosa non può mancare nella valigia? Una camicia nera, una camicia bianca, un paio di pantaloni passepartout. Un paio di scarpe comode per camminare, ed uno più elegantino. Un taccuino per annotare ed un pigiama di seta che occupa poco spazio e va bene in ogni stagione!