Le bio bollicine

Questo articolo nasce da una foto inviatami da amici di Roma in cui compariva un succulento piatto di vermicelli alla carbonara e, in secondo piano, una bottiglia di rosato Perlage. L’azienda vinicola Perlage è senz’altro oggi conosciuta non solo a livello nazionale, ma anche e soprattutto forse a livello mondiale, infatti, già dal 1985 la famiglia Nardi, storica cantina del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, cappeggiata da mamma Afra e papà Tiziano ma con uno spirito innovatore trasmesso e portato avanti dai figli, decise non senza titubanze di convertire uno dei suoi vigneti più antichi al biologico. 

Da allora molta strada è stata percorsa, ma quel che non è mai venuto meno in questa famiglia di viticoltori è la capacità di guardare avanti non solo per assicurare prodotti di alta qualità, ma anche per assicurare, con raro senso di responsabilità, la sostenibilità ambientale, l’etica e la responsabilità verso i propri dipendenti e la comunità. E ciò è così vero che a fine 2016 Perlage, fra le prime 50 aziende italiane, si è certificata BCorp, movimento nato negli USA di imprese che intendono usare la forza del business a favore di un impatto ambientale e sociale positivo nella società. Non bastasse, Perlage proseguendo su questa strada, nel dicembre 2019 ha cambiato la sua forma societaria per diventare Società Benefit. Questo nuovo importante passo di Perlage ha sancito in maniera ancora più forte e decisa l’impegno di responsabilità sociale nei confronti dei propri clienti, del mercato intero, della comunità locale e dei propri dipendenti.

E anche nei propri vini Perlage ha sempre cercato di coniugare qualità, ricerca e innovazione. Oltre alla produzione di Prosecco biologico -dai Prosecchi Doc e Docg, al Pinot Grigio delle Venezie, al Cabernet Veneto, per citarne solo alcuni-, ha rivolto la sua attenzione a una produzione biodinamica (secondo i principi di Rudolf Steiner) e vegana (a questo proposito eliminando dal processo l’utilizzo di sostanze derivate dal mondo animale come le caseine utili alla chiarificazione del vino). Gli anni di lavoro e d’impegno, il rispetto per la natura, la serietà dei metodi di produzione e commercializzazione ha portato questa azienda ad ottenere numerose soddisfazioni e certificazioni di qualità, di sicurezza alimentare e di garanzia dei metodi di coltivazione. Incontriamo Ivo Nardi, titolare della Perlage.

Dieci Domande

Buongiorno, come state affrontando questo particolare momento storico? È più dura questa seconda fase di quanto lo sia stata la prima, ma stiamo cercando di approfittare di questo momento per la creazione di un nuovo il sito, per organizzare una contabilità industriale, per migliorare la comunicazione con la clientela, per ragionare su possibili investimenti. Certi che tutto questo passerà e che cessata questa emergenza il mondo ripartirà.

Perché nel 1985 avete scelto di produrre biologico? La scelta del biologico è in continuità con le radici della famiglia, costituisce una scelta etica, di rispetto degli elementi della natura (aria, acqua, suolo e la vita), che vanno preservati per continuare a generare i meravigliosi frutti.

Come è cambiato, secondo lei, l’atteggiamento verso il biologico? Quella del biologico era stata allora una scelta precisa, praticata ancora da pochi, basata su una specifica attenzione alla salute; ora, soprattutto per i giovani, è diventata quasi un “must”. Peraltro, ora che il bio non è più distribuito solo all’interno di catene specializzate e la produzione è aumentata, è possibile anche gestire la filiera con meno costi, arrivando al consumatore ad un prezzo decisamente più accessibile rispetto a qualche anno fa.

Nel vostro sito compare molte volte la parola responsabilità, come si declina questa parola soprattutto in questo particolare periodo? Siamo in una fase in cui il rispetto per l’ambiente e per l’intera società è fondamentale. Dai nostri fornitori ai nostri distributori a cui offriamo la garanzia di un servizio affidabile e di una collaborazione durevole, le associazioni e le scuole che supportiamo, le amicizie coltivate in anni di passione per il vino e per la cultura che lo circonda, le famiglie. Dal sostegno all’attività di Intrecci, progetto di recupero storico del baco da seta, alle Vie dell’Acqua, momento di incontro tra le associazioni Ceod del territorio, alla promozione del bere responsabile, al coinvolgimento nell’attività di cantina e vendemmia di ragazzi con disabilità.

A fine 2016 Perlage è entrata a far parte del movimento BCorp? Vuole raccontarci come si è sviluppata questa decisione? Siamo rimasti affascinati dalla possibilità di essere una BCorp, ossia una tipologia nuova di azienda che utilizza il suo business per creare un impatto positivo a livello sociale e ambientale, certificato da un ente terzo – BLab in questo caso. La BCorp non è “solo una certificazione” ma è un modo di operare, di pensare che spinge a darsi degli obiettivi in campo sociale e ambientale.

Cosa vi ha spinti poi a diventare anche una società benefit? Un’azienda deve produrre un beneficio sul territorio e sulle persone, non creare un depauperamento di risorse tendendo unicamente al profitto. Questo è il cambiamento che abbiamo sempre sostenuto fin dal 1985 quando abbiamo creduto nel biologico, sano e rispettoso dell’ambiente. Il benessere dell’azienda, anche in termini economici, può essere raggiunto solo se l’intero sistema che la circonda persegue e condivide gli obiettivi di miglioramento reciproco. Sono sette le linee di responsabilità che Perlage identifica: verso il cliente, verso l’ambiente, verso le relazioni umane, verso la comunità locale, verso la società, verso il futuro, e il reinvestimento degli utili al 60%.

Qual è l’eredità che i vostri genitori vi hanno lasciato e che avete voluto mantenere? Proveniamo da una famiglia con forti radici cattoliche, dove il rispetto per il prossimo o il più debole è sempre in primo piano. Quando eravamo ragazzi, nostra madre, tutti i martedì, preparava sul davanzale della finestra un abbondante piatto di minestra, una pagnotta di pane e un bicchiere di vino. All’ora di pranzo passava un mendicante a sfamarsi, certo di trovare quel caldo conforto.

Quanto è importante la sinergia tra azienda privata e scuola? Nel futuro di Perlage c’è una collaborazione ancora più stretta con tutti quegli enti di ricerca –università in primo luogo– con cui la cantina già da anni lavora per affinare sempre di più i metodi di coltivazione biologici e biodinamici.

Voi siete degli esportatori importanti, il 70 per cento della vostra produzione va all’estero. Qual è il mercato che vi vede più coinvolti? C’è una forte espansione nei mercati del nord Europa e Canada. Con grandi potenzialità in Usa, ma il futuro piano d’azione per l’agricoltura biologica a livello europeo sarà uno strumento importante per accompagnare la futura crescita del settore anche qui da noi.

Finiamo con il prosecco! Ottobre 2020 è stata una data importante: il Prosecco Rosé ha fatto il suo debutto sul mercato italiano, non senza suscitare qualche polemica da parte di puristi e tradizionalisti. Cosa ne pensa? Penso sia una grande opportunità, nelle grandi bollicine c’è sempre un rosé ed è un tipo di vino che ha uno ampio spazio nel mercato. Noi già nel 2019 abbiamo prodotto l’Afra Prosecco DOC Rosé Extra Dry Millesimato dal nome evocativo ed esotico, ma anche con un forte richiamo alla terra e alla sua fecondità e per noi fratelli racchiude inoltre un tenero ricordo materno.

https://www.perlagewines.com