Una dimora di charme tra rose e vino rosso

Ricordo che sentii parlare del Maso di Villa per la prima volta durante una cena. Una mia amica, appassionata di rose, aveva letto su Gardenia un articolo in cui veniva descritto il roseto del Relais e così un giorno, spinta dalla curiosità, era andata a bussare alla porta. Raccontava che era stata accolta dalla signora Loretta che con gentilezza l’accompagnò a fare il giro del giardino.

Scrivere di questo incantato angolo di campagna veneta tra le colline del Prosecco, non è facile. Tante prestigiose riviste hanno già scritto su questo agriturismo di charme e tanti sono i più che meritati riconoscimenti, ma per chi mi segue e ancora non lo conosce, sarà come lo è stato per me, una piacevole scoperta da tenere a mente per quando si vorrà evadere dalla quotidianità e ritrovare l’antica cultura del buon vivere. 

Talvolta è il passato la molla che fa scattare il fascino e il senso di appartenenza. Così è successo a Chiara e ai suoi genitori che durante una passeggiata si sono imbattuti in questa proprietà, allora totalmente abbandonata e in pessime condizioni, ma la cui bellezza della struttura e la meravigliosa posizione, li fece innamorare. La ristrutturazione, appassionata e meticolosa è durata quattro anni ed è stata difficile, eseguita rispettando totalmente l’architettura esistente, riportando all’antica bellezza la pietra a vista della facciata, conservando tutti i particolari architettonici ed impiegando solo materiali recuperati dopo un lungo ed attento lavoro di ricerca: listoni di vecchio legno o mattonelle di cotto d’epoca per i pavimenti, antiche travi a vista per i soffitti e le capriate. Le maniglie alle finestre sono quelle originali, ripulite a dovere. E ogni singolo oggetto d’arredo è stato cercato, scovato e ripulito, riparato o ridipinto se necessario, e ha trovato nuova vita e un proprio posto nella casa.

Qui si si respira una romantica atmosfera d’altri tempi, grazie all’attenta cura dei particolari e ai tanti elementi che convivono perfettamente con il carattere rurale dell’architettura. Non solo, la caffettiera che gorgoglia con l’aroma che si diffonde nell’aria, i dolci fatti in casa, le golose marmellate, il pane croccante, il sole che illumina le stanze fanno sentire l’ospite in un tempo sospeso lontano dai rumori e dallo stress. Il colore è l’altro protagonista della casa, di ambiente in ambiente si passa dal giallo ocra del soggiorno al rosa antico dell’ingresso, al verde, all’arancio, al blu, al lilla, al giallo e al vinaccia delle sei stanze per gli ospiti, ricavate dall’antico fienile.

Ma l’incanto di Maso di Villa inizia già dall’ingresso, con il profumo delle rose. Le rose infatti, una cinquantina di varietà, sono le protagoniste assolute del giardino e, con grande libertà si fondono e confondono con gli ortaggi che crescono nell’orto di casa. I 5 ettari di proprietà sono stati sistemati in funzione dell’agriturismo, un susseguirsi di spazi verdi tenuti a prato, punteggiati da cespugli di rose e grandi vasi di ortensie, dove prosperano sia i vecchi alberi salvati durante la sistemazione, come fichi, noccioli e gelsi, sia gli ulivi e gli alberi da frutto. Un colpo d’occhio a primavera è dato dalla fioritura di iris di ogni colore che ricoprono un breve pendio che delimita l’area del giardino con la grande piscina e il vigneto sottostante. E, a proposito di vigneto, interessante e curiosa la scelta di differenziarsi e non omologarsi alla coltura prevalente del prosecco preferendo vitigni per la produzione di vino rosso. 

Maso di Villa è un luogo da vivere in ogni stagione, così in primavera come in estate tra i mille colori delle fioriture e in autunno dove a prevalere invece è il rosso dei vigneti.

Dieci Domande

Buongiorno Chiara, che ricordo ha del giorno in cui avete visto per la prima volta quello che in futuro sarebbe diventato il Maso di Villa? È stata una scoperta dei miei genitori. Avevamo acquistato anni prima una proprietà non lontano, più grande, con una vecchia casa da restaurare e circa 7 ettari di vigneto. La posizione però era più sfavorevole. Durante un giro in zona i miei genitori hanno scoperto che questa proprietà era in vendita. Le condizioni, dopo 20 anni di abbandono, erano pessime, ma la posizione bellissima e la struttura rivelavano ottime potenzialità. Inoltre, la proprietà era più piccola e di più facile gestione, e permetteva l’impianto di un vigneto più vicino, come genere, ai nostri desideri.

Era già nei vostri progetti dedicarvi all’ospitalità? C’era un progetto del genere, ma ancora in fase embrionale. Quando però abbiamo pensato di procedere al restauro, abbiamo saputo che sarebbe stato possibile cambiare la “destinazione d’uso” (rispetto a stalla e fienile che in passato occupavano metà della struttura)… e la decisione è stata presa. 

C’è un aspetto del suo lavoro che le dà più soddisfazione? Sono molti, ma gli ospiti che ritornano anno dopo anno, e che ormai sono, più che ospiti, amici, sono la mia più grande soddisfazione. Per quanto riguarda il nostro vino, Nasi Rossi, alcune persone, anche molto esperte di vino, lo ritengono il loro vino preferito. Quando me lo dicono, la gioia ripaga del tanto lavoro che gli viene dedicato.

Il vigneto-giardino che si stende davanti casa svela la vera e più profonda anima del Maso di Villa, quella di wine relais, di cui il vino Nasi Rossi è espressione. Ce ne parla? Mio padre si occupa del vigneto personalmente e con cura maniacale, perché un grande vino si può ottenere solo da “grande” uva. Ecco perché definiamo il vigneto come l’estensione del nostro giardino.

E il giardino è un altro elemento importante. In base a quali logiche avete deciso la sua sistemazione? Non c’è stata una vera e propria “logica”. È stato fatto seguendo il nostro intuito e rispettando la conformazione del terreno. Sono state scelte piante da sempre presenti nei giardini delle nostre zone, cercando di alternare le fioriture durante tutta la stagione. Una staccionata separa il giardino dall’orto, il regno di mia mamma, che ama mescolare ortaggi, fiori e piccoli frutti rendendolo ricco e bellissimo.

Non possiamo purtroppo non parlare di Covid-19, con quali sentimenti avete vissuto il periodo di lockdown? A parte il lato negativo delle prenotazioni cancellate, abbiamo vissuto quel periodo bene, nonostante tutto. Abbiamo moltissimo spazio e qui c’è sempre molto da fare, quindi non abbiamo sofferto la clausura. Abbiamo approfittato di questo tempo per effettuare alcuni lavori prima rimasti in sospeso, sia in casa che nell’orto e nel giardino. Per quanto riguarda la parte relativa alla ricettività, sono finalmente riuscita a realizzare e a inserire nel nostro sito web delle nuove “esperienze”, come le visite private in vigneto e in cantina, la degustazione dei nostri vini accompagnata da squisiti prodotti locali, un’originale merenda del pomeriggio, un romantico picnic, una notte o una giornata di relax in giardino e in piscina… Tanti nuovi modi diversi di vivere il Maso di Villa anche senza pernottare.

Quali iniziative avete promosso e/o quali cambiamenti avete apportato per l’apertura? Per quanto riguarda le iniziative, quanto detto sopra sulle “esperienze”. Per il resto, piccoli cambiamenti dovuti alla necessità di adeguarsi al post Covid. Ad esempio, la colazione viene servita in gran parte al tavolo anziché a buffet. Cambia la forma, ma non la sostanza.

Ha percepito dei cambiamenti dopo il riconoscimento Unesco delle colline di Conegliano Valdobbiadene? Questo avrebbe dovuto essere l’anno del boom per quanto riguarda il turismo in zona, ma ciò che è successo non lo ha permesso. Contiamo sul prossimo anno. Il riconoscimento sta però sicuramente portando ad una nuova consapevolezza e a una maggiore volontà di preservare il nostro territorio.

Secondo lei, quali strategie andrebbero adottate a livello di destinazione per attrarre maggiormente i visitatori? Negli ultimi anni sono stati fatti grandi passi avanti per quanto riguarda l’accoglienza, soprattutto nelle cantine. Manca però un coordinamento, penso a quanto fanno altre regioni, come ad esempio Trentino o Toscana. 

Voi che accogliete tanti turisti e viaggiatori, avete modo di viaggiare? E se sì, che viaggiatori siete? Il lavoro ci impegna totalmente dalla primavera alla fine dell’autunno, ma in inverno la bassa stagione fa sì che abbiamo tempo per noi. Io amo viaggiare e organizzo autonomamente i miei viaggi, cercando di vivere il più possibile i Paesi che visito, anche in modo un po’ spartano. Amo il sud-est asiatico che ho girato in lungo e in largo, ma ho bellissimi ricordi di ogni singolo viaggio. Il mio motto è: ciò che non hai mai visto, lo trovi dove non sei mai stato.

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