Tessitori di panni pregiati dal 1795
Il Lanificio Paoletti è una manifattura tessile storica, specializzata nella creazione e produzione di tessuti in pura lana cardata a ciclo completo che collabora con i maggiori brand della moda italiana e internazionale, coniugando con sensibilità ed entusiasmo la tradizione alla ricerca. Lo stabilimento, situato in uno edificio storico gioiello di archeologia industriale, sorge nella romantica Follina -il nome di per sé la dice lunga essendo la follatura una delle fasi del processo di lavorazione della lana-, antico borgo che si raccoglie attorno alla splendida abbazia cistercense e proprio i monaci cistercensi nel medioevo introdussero l’arte laniera.
Specializzato nello sviluppo e nella produzione a ciclo completo di tessuti fantasia per capospalla in qualità lambswool, shetland e tweed, il Lanificio compone stagionalmente la propria esclusiva gamma di coloriture mélange. A partire dalle prime fasi di lavorazione, la fibra è declinata in tessuti capaci di esaltare le peculiarità espressive dei lanaggi provenienti dai diversi Paesi d’origine, secondo le specifiche miscele che Lanificio Paoletti ha coniato in oltre due secoli di attività. Nell’ambito della progettazione di articoli esclusivi ad alto contenuto di ricerca, il Lanificio crea intrecci in lana e seta con filati lamé e iridescenti. Lanificio Paoletti disegna e produce stagionalmente una collezione di accessori composta di coperte, plaid, sciarpe e stole in linea con le tendenze stagionali.
Ho visitato il Lanificio Paoletti un paio d’anni fa in occasione dell’apertura della fabbrica per la manifestazione “La Via della Lana” in collaborazione con il FAI ed è stata un’esperienza unica. A guidare la visita il proprietario in persona che, con pazienza e dovizie di informazioni, rivelava ad ogni passaggio il suo amore per questa azienda, di cui lui insieme ai figli Paolo e Marco rappresentano gli eredi di una storia iniziata ben dieci generazioni fa, da quel loro antenato Gaspare nel 1795.
Un’attività che ha attraversato i secoli e che ancor oggi continua. I Paoletti, infatti, partiti nel ‘600 come semplici mercanti di lana avviarono, grazie all’iniziativa di Gaspare Paoletti, la fabbrica nel 1795 e resistettero al corso dei tempi, a due guerre mondiali e conseguenti invasioni, austriaca e nazista. Oggi il Lanificio Paoletti è un’azienda dinamica e moderna propensa allo sviluppo tecnologico, all’innovazione di processi e alla ricerca strenua ed entusiasta di nuovi design. Stimolata da collaborazioni interdisciplinari con università e giovani professionisti nel campo dell’arte, dell’architettura, del design della moda e del prodotto, mediante iniziative di valorizzazione e condivisione di saperi. Il Lanificio è anche impegnato nel recupero della lana di una pecora autoctona da allevamento biologico a rischio di estinzione, in un’ottica di rivalutazione e impiego sostenibile delle risorse locali.
Dieci Domande
Buongiorno Paolo, come state affrontando questo particolare momento storico? Con la solita determinazione a non mollare, cercando di utilizzare per quanto possibile materie e filati a magazzino e mantenendo un contatto attento e continuo con i clienti più importanti.
In cosa, secondo lei, bisogna concentrarsi per superare una crisi e mantenere un trend di sviluppo positivo? Mantenendo la propria identità di prodotto, immagine e reputazione, senza compromessi e facendo molta attenzione all’equilibrio economico/finanziario.
Voi lavorate molto anche con il mercato estero, quali sono le principali differenze con il nostro mercato? Non ci sono particolari differenze, sia in Italia che all’estero i clienti sono molto esigenti e pretendono il massimo in termini di velocità e flessibilità nello sviluppo di prodotti esclusivi di altissima qualità.
In una sua intervista riferita al mercato giapponese, lei dichiarava che i giapponesi amano il prodotto italiano e amano soprattutto le storie che sa raccontare il prodotto italiano. Ci spiega in che senso? In Giappone la cultura del tessuto è radicata e fondamentale. Come per la carta, i Giapponesi hanno particolare sensibilità per la sensazione tattile che un tessuto può dare sia che si tratti di tessuti dalla “mano” dolce sia dalla “mano” ruvida. Sono inoltre affascinati dallo stile di vita italiano, dalla nostra capacità inventiva, dalla nostra allegria e hanno grande rispetto per le aziende familiari che hanno saputo portare avanti la tradizione nel tempo.
Secondo lei, che cosa fa di un capo d’abbigliamento un capo “Made in Italy”? Purtroppo per marchiare un capo “Made in Italy” per le leggi vigenti, basta che solo una singola operazione, come attaccare un bottone ad un capo fatto all’estero, sia fatta in Italia. Detto questo, la bravura, la maestria, la conoscenza, la creatività sono altamente riconosciute all’estero. Per fare un prodotto di lusso dal forte contenuto artiginale e creativo tutti i brand mondiali vengono a produrre in Italia.
Avete da tempo avviato una collaborazione con le università e le scuole, quanto è importante la sinergia tra azienda privata e scuola? È di estrema importanza, ci serve da stimolo per esplorare nuove strade e sperimentare nuove soluzioni nell’ambito della ricerca, della comunicazione, del rafforzamento dell’immagine e della tutela del nostro patrimonio storico e archivistico.
Ci racconta il progetto “Rigenerarte”? RIGENERArTE è un progetto promosso da Unindustria Servizi&Formazione Treviso–Pordenone in collaborazione con la Fondazione Benetton, finanziato dalla Regione del Veneto con risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, che si pone l’obiettivo di attivare processi di innovazione sociale che coinvolgono l’impresa produttiva, il mondo della creatività e il territorio. Durante dodici mesi di attività, quattro spazi industriali – l’ex cartiera di Vas, la tessitura La Colombina di Badoere a Morgano, il Lanificio Paoletti e lo spazio Giano a Treviso – sono diventati spazi ibridi nei quali economia e arte si contaminano, creando per i territori nuove opportunità sociali e potenzialmente anche lavorative.
Il Lanificio Paoletti da parecchi anni organizza importanti eventi. Quanto è significativo entrare in contatto con il territorio su cui si opera? Il Lanificio è sempre stato a stretto contatto con il territorio, dalla sua fondazione è diventato un punto di riferimento per l’economia e la vita sociale di Follina. Gli eventi organizzati in fabbrica a partire dai primi anni 2000 sanciscono ancora di più questo legame storico facendo del Lanificio un punto di riferimento anche per la condivisione di un patrimonio culturale e di memoria locale delle genenerazioni che si sono succedute nella manifattura laniera.
Quanto è stato importante per il Lanificio Paoletti aver lavorato alla catalogazione, anche digitale, del prezioso archivio storico? Il lavoro svolto negli ultimi dieci anni nella raccolta e catalogazione di documenti, campionari, fotografie, campioni di tessuto che vanno dal 1830 ai giorni nostri ci ha permesso di comprendere il nostro passato, interpretare il presente e ragionare sul futuro. L’archivio storico è uno stimolo continuo alla ricerca e sviluppo di nuovi tessuti nell’ottica di valorizzazione del nostro heritage.
Come è cambiata la moda negli ultimi anni? E come cambierà? Negli ultimi anni la moda ha visto emergere marchi che hanno fatto dell’immagine e del branding il proprio punto di forza a discapito del prodotto proposto. In un prossimo futuro, il cliente finale aprirà gli occhi, riscoprirà il valore del prodotto, si porrà delle domande sulla provenienza dei materiali, finalmente si chiederà chi ha fatto il suo vestito. In questo modo tutti i partecipanti alla filiera del tessuto e del vestito, dall’allevatore al negoziante torneranno ad avere la dignità che avevano prima dell’avvento del fast fashion.