L’architetto francese che sta conquistando il Brasile
Elegante, gentile, ironico, intelligente, bello e con un incantevole accento francese, questo è Jean de Just, giovane architetto francese dall’anima carioca che sta conquistando tutti con un talento fuori dal comune. Se si guarda l’elenco dei lavori che ha già realizzato, anche fermandosi a quelli di Parigi, si stenta a credere che sia così giovane. Dopo la laurea in architettura all’ ESA -École Spéciale d’Architecture- di Parigi, Jean ha lavorato con celebri architetti e designer internazionali. Tra questi, Alain Charles Perrot che in quell’epoca in qualità di capo architetto, era responsabile del restauro di alcuni monumenti storici di Parigi. Ed è stato allora che Jean ha avuto l’occasione di partecipare al restauro di edifici monumentali come il Grand Palais, il Palais Royal e l’Opéra Garnier. In seguito, ha avuto la possibilità di lavorare con i designer Jacques Garcia, Juan Pablo Molyneux e soprattutto con Alberto Pinto. È stato proprio quest’ultimo a trasmettergli il gusto per i dettagli, per gli accostamenti audaci, per i giochi di colore, per la sensazione di volume. E ancora, è stato grazie a lui che Jean ha scoperto il Brasile decidendo poi di stabilirvisi e avviare un proprio studio di interior design.

Nel 2014 apre infatti il suo studio a Rio e comincia a farsi conoscere per la sua abilità di mescolare colori e texture. Da allora, il suo obiettivo è coniugare la cultura europea con le influenze e le passioni brasiliane, creando così uno stile unico, creativo ed eccezionale. Jean, è già stato presente a due edizioni di CASACOR Rio -la più grande e completa mostra di architettura, interior design e paesaggistica delle Americhe- e a due edizioni di CASACOR São Paulo; vanta un ricco e vario portfolio clienti e, sebbene la sua sede principale sia a Rio, contando su un team a Parigi ed uno a San Paolo, ha la possibilità di agire a livello internazionale, in qualsiasi progetto, indipendentemente dalla sua ubicazione.


DIECI DOMANDE
Ciao Jean, come definiresti il tuo stile? Non mi piace molto parlare di stile, parlerei piuttosto di “anima”. Penso di essere molto eclettico, non trovo difficoltà a passare da un appartamento contemporaneo e colorato ad uno classico, o viceversa. Mi piacciono tutti gli stili, mescolarli, osare e arrischiare. Quello che potrei considerare un elemento forte del mio lavoro è che mi piace lasciare il progetto con un’anima, voglio che rifletta la personalità del mio cliente e che si abbia la sensazione che tutto ciò che c’è dentro sia sempre stato in quel posto.
Quando lavori a un nuovo progetto, quali sono gli elementi di base dai quali parti per elaborare il tutto? I desideri del cliente. Questa per me è la base, ascoltare quello che vuole e realizzare il suo sogno. A volte bisogna adeguarsi, perché sfortunatamente non possiamo realizzare tutti i desideri in un solo progetto!
Tutti i tuoi lavori sono un manifesto della tua capacità di mescolare colori e texture diverse. Come riesci a trovare il giusto abbinamento? Questo è il segreto! Hahaha. Penso che sia parte del lavoro dell’architetto e dell’interior designer avere la capacità di progettare e immaginare. Credo davvero che i colori e gli oggetti che scelgo per i miei clienti esprimano la loro personalità. Il buon risultato è la combinazione giusta, che a volte però non è quella del vicino di casa! (Altra risata).
In base alla tua esperienza, in che direzione sta andando il textile design? Penso che ci sia un ritorno all’uso del tessuto, soprattutto quello stampato, come c’è un ritorno alla carta da parati. Dall’inizio della pandemia, abbiamo notato che le persone stanno di più in casa e vogliono sentirsi coccolati all’interno della propria casa. La tendenza è creare la casa come un nido, per questo vogliono oggetti accoglienti, d’effetto e dettagli differenziati.
Come si combina funzionalità e bellezza? Utilizzando materiali semplici e naturali, non utilizzando nulla di troppo sofisticato che richieda lavori di manutenzione. Così si possono creare interni pratici, semplici e belli. Anche la tecnologia aiuta molto ad ottenere determinati materiali che permettono di ideare progetti elaborati mantenendo però la praticità, pensa per esempio al grès porcellanato!
Nell’ultima edizione di CASACOR Rio ha riscosso molto successo il tuo Jardim de Inverno. Secondo te, la pandemia ha cambiato le esigenze e le richieste delle persone? Penso che la natura oggi sia un elemento molto forte, le persone vogliono avere un pezzo di verde in casa, che sia su un balcone, un angolo della stanza, una fioriera. Con il mio Jardim de Inverno ho cercato di creare un angolo verde di benessere, di respiro, che è ciò che esattamente le persone desiderano di più dopo questo periodo.
Quali sono, secondo te, le somiglianze e quali le differenze riguardo al concetto di casa tra l’Europa e Brasile? Le due principali differenze che io noto tra Brasile ed Europa sono riferite alla cucina e al bagno. Ultimamente, con la globalizzazione, questo sta cambiando, ma in Brasile si sta mantenendo l’idea della cucina chiusa e isolata. Riguardo al bagno, invece, in Brasile solitamente troviamo una suite (camera da letto + bagno) e un bagno per gli ospiti, in Europa non abbiamo molto ancora questa tendenza. Siamo più abituati agli edifici antichi che hanno un bagno per tre camere da letto!
Miguel Milá afferma che per lui “il massimo lusso è la comodità“. In termini di arredamento, che cosa rappresenta per te il massimo lusso? Sono totalmente d’accordo. Dove ho lavorato e mi sono laureato, mi è sempre stato insegnato che la cosa più importante è il comfort. Perché la casa è un luogo dove si trascorre la maggior parte del proprio tempo.
Tu sei architetto e interior designer, di cosa non potrebbe fare a meno la tua casa? Come architetto: luce naturale, comfort e spazio ottimizzato. Come interior designer: oggetti che mi ricordano i miei viaggi, stoviglie, quadri.
Infine… cosa rende Rio così speciale per te? Rio ha una magia che non si può spiegare. Invito tutti ad andarci una volta nella vita! O la ami o la odi! Ma se la ami è difficile non tornare più. Rio è un miscuglio di cose, sensazioni, colori e odori davvero difficile da descrivere, è una città che ha, come diciamo in francese “un je ne sais quoi“, uno stile di vita unico, che non si spiega a parole.