L’Italia, mia terra madre, terra che mi ha trasmesso educazione, cultura e amore, in questi giorni è messa a dura prova dal coronavirus.
GRAZIE a medici e infermieri, a quelli in prima linea e a quelli che lavorano nelle retroguardie.
Eroi di questa guerra.
GRAZIE al nostro sistema sanitario, considerato uno dei migliori al mondo, che assicura le cure necessarie a tutti i cittadini.
Ne usciremo di certo, ma dobbiamo usare il cervello e seguire le regole.
Dobbiamo cambiare le nostre abitudini, per quanto ci costi farlo, e sta scrivendo questo, una persona che vive con la valigia in mano e la libertà nel petto.
Noi italiani siamo sempre stati un popolo resiliente, capace di rialzarsi e reagire alle avversità.
Più che mai ci stiamo sentendo POPOLO della nostra amata Italia, ma non solo, popolo del mondo intero.
Perché questo virus non rispetta i confini e non guarda in faccia nessuno.
Bianchi, neri, gialli, ricchi o poveri, giovani e meno giovani.
Più che mai, in questo delicato momento non dobbiamo pensare solo a noi stessi, ma anche agli altri. Abbiamo bisogno degli altri.
Non sentiamoci soli. Facciamo squadra e ne usciremo vincitori.
Ci chiedono di stare a casa per contenere il diffondersi del virus.
Facciamolo. Fermiamoci. Ascoltiamo.
Non diamo più nulla per scontato. Torniamo a dare importanza al nostro tempo, alle cose, alle persone, alla libertà di andare a prendere un gelato o a mangiare una pizza con gli amici. Viaggiamo attraverso le note di una canzone o tra le pagine di un libro. Guardiamo un film. Apriamo un album di fotografie e perdiamoci nei ricordi. Sogniamo ad occhi aperti un nuovo futuro.

Ieri ho letto le riflessioni della psicologa Francesca Morelli che condivido e che vorrei condividere con voi.
“ Credo che il cosmo abbia il suo modo di riequilibrare le cose e le sue leggi, quando queste vengono stravolte.
Il momento che stiamo vivendo, pieno di anomalie e paradossi, fa pensare…
In una fase in cui il cambiamento climatico causato dai disastri ambientali è arrivato a livelli preoccupanti, la Cina in primis e tanti paesi a seguire, sono costretti al blocco; l’economia collassa, ma l’inquinamento scende in maniera considerevole. L’aria migliora; si usa la mascherina, ma si respira…
In un momento storico in cui certe ideologie e politiche discriminatorie, con forti richiami ad un passato meschino, si stanno riattivando in tutto il mondo, arriva un virus che ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo diventare i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie. Anche se non ne abbiamo colpa. Anche se siamo bianchi, occidentali e viaggiamo in business class.
In una società fondata sulla produttività e sul consumo, in cui tutti corriamo 14 ore al giorno dietro a non si sa bene cosa, senza sabati nè domeniche, senza più rossi del calendario, da un momento all’altro, arriva lo stop.
Fermi, a casa, giorni e giorni. A fare i conti con un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro. Sappiamo ancora cosa farcene?
In una fase in cui la crescita dei propri figli è, per forza di cose, delegata spesso a figure ed istituzioni altre, il virus chiude le scuole e costringe a trovare soluzioni alternative, a rimettere insieme mamme e papà con i propri bimbi. Ci costringe a rifare famiglia.
In una dimensione in cui le relazioni, la comunicazione, la socialità sono giocate prevalentemente nel “non-spazio” del virtuale, del social network, dandoci l’illusione della vicinanza, il virus ci toglie quella vera di vicinanza, quella reale: che nessuno si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza, nel freddo del non-contatto.
Quanto abbiamo dato per scontato questi gesti ed il loro significato?
In una fase sociale in cui pensare al proprio orto è diventata la regola, il virus ci manda un messaggio chiaro: l’unico modo per uscirne è la reciprocità, il senso di appartenenza, la comunita, il sentire di essere parte di qualcosa di più grande di cui prendersi cura e che si può prendere cura di noi. La responsabilità condivisa, il sentire che dalle tue azioni dipendono le sorti non solo tue, ma di tutti quelli che ti circondano. E che tu dipendi da loro.
Allora, se smettiamo di fare la caccia alle streghe, di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo, credo che abbiamo tutti molto su cui riflettere ed impegnarci.
Perchè col cosmo e le sue leggi, evidentemente, siamo in debito spinto. Ce lo sta spiegando il virus, a caro prezzo.“
Torniamo ad amarci… per il momento alla giusta distanza, aspettando di riabbracciarci.