L’azienda veneta leader mondiale nella produzione di botti, barriques e tini.

Attenzione per la tradizione ma con metodi innovativi, ottanta dipendenti, circa 20 milioni di fatturato, export in tutto il mondo, sto parlando dell’azienda veneta leader mondiale nella produzione di botti, barriques e tini: la GARBELLOTTO SpA. 

Quella della famiglia Garbellotto è una storia di passione per il legno e di idee originali per precorrere il futuro. Affonda le sue radici nella campagna trevigiana vicino Conegliano: data d’origine il 1775. Da allora ai giorni nostri, otto generazioni della stessa famiglia e con la stessa missione: produrre botti e tini da cantina. In mezzo, oltre due secoli di vicende umane: con le guerre d’Indipendenza, l’Unità d’Italia, due conflitti mondiali e la grande crisi degli anni ‘80 che costrinse alla chiusura tutte le grandi industrie europee di botti tranne la loro. E ora il Covid-19. Nonostante tutto, continua ad essere un punto di riferimento praticamente unico nel panorama italiano e mondiale per quanto riguarda le botti di grandi dimensioni. Per capire quanto questa famiglia veneta abbia la lavorazione del legno nel sangue, basta rivelare una curiosità: in Brasile esistono dei loro parenti, discendenti di un ramo della famiglia che vi emigrò nell’Ottocento e anche loro, senza alcun contatto con l’Italia, si sono messi a commerciare e a lavorare legname.

In questi due secoli l’azienda ha fornito con soddisfazione cantine in tutto il mondo, solo per citarne qualcuna: dalle cantine imperiali degli Asburgo, alla fornitura di oltre 700 tini alla Gallo Winery in California, dall’industria del beverage Gruppo Campari al famoso viticoltore Soldera (Case Basse), fino alla giapponese Suntory. Di recente poi un consistente numero fra botti e tini è stato spedito in Brasile alla Vinicola Viapiana.

Incontriamo Piero Garbellotto, CEO dell’azienda, che con i suoi fratelli continua la tradizione di famiglia.

DIECI DOMANDE

L’impresa ha da poco trasferito per motivi logistici il suo stabilimento da Conegliano (sede storica) a Sacile. Il nuovo impianto unisce la tradizione alla tecnologia avanzata tant’è che è stato ribattezzato “Intelligenza Artigianale”. Cosa significa? Il nostro è uno dei mestieri più antichi del mondo e come tutti i mestieri deve evolversi, pur mantenendo integre le tradizioni e il valore di una storia millenaria. Un geroglifico scoperto in Egitto e risalente al 2700 a.C. raffigura in tutte le sue sfaccettature l’Arte del Bottaio. Oggi è impensabile costruire una botte o una barrique come facevano gli Egizi o anche come faceva mio nonno. L’artigianalità è un valore, ma deve essere affiancato dalla tecnologia nel presente e soprattutto essere proiettato nel futuro. Per questo motivo è nato il progetto “Intelligenza Artigianale”, in cui i robot aiutano i bottai nei lavori ripetitivi e faticosi, così che i mastri possano concentrarsi solo sulla qualità e sulla scelta del legno. 

Avete da tempo avviato una collaborazione con l’Università di Udine, la Scuola Enologica di Conegliano e con quella del legno di Brugnera (Pn). Quanto è importante la sinergia tra azienda privata e scuola? Essendo un lavoro davvero atipico, la formazione del nostro personale avviene direttamente in azienda, ma da tempo abbiamo instaurato un ottimo rapporto con scuole e università per la ricerca ma anche per dare agli studenti nuovi elementi che possono farli avvicinare a questo antico mestiere. Teniamo inoltre delle lezioni presso le più prestigiose università italiane e spalanchiamo le porte della nostra azienda agli studenti e ai docenti che spesso ci vengono a visitare. 

Un tema che so starvi particolarmente a cuore è l’importanza di investire in sostenibilità ambientale. Quali sono le iniziative intraprese a tale scopo? Investiamo in molti aspetti della sostenibilità ambientale, l’ultima iniziativa ha riguardato la sostenibilità energetica. Il nuovo stabilimento è a impatto zero: abbiamo infatti realizzato un parco di pannelli fotovoltaici per dare continuamente energia pulita a tutta la nostra produzione. A livello forestale invece, la nostra è stata una delle prime aziende a lavorare con doppia certificazione FSC ed PEFC. Questi sono enti che salvaguardano le foreste e la materia prima garantendo la sostenibilità di tutta la filiera, compresa quella occupazionale. Fare impresa oggi va a braccetto con la sostenibilità.

Rispetto quindi alla certificazione, qual è la politica aziendale di Garbellotto? Si tratta di aspetti essenziali ai giorni nostri. Sulle certificazioni abbiamo investito fin da prima della nascita della loro forma attuale: mio padre negli anni ‘60 aveva già redatto diversi manuali di lavoro nei quali stabiliva non solo le regole del mestiere con i dati tecnici della lavorazione e relative tolleranze, ma anche manuali di comportamento dei nostri collaboratori e di gestione del cliente. Un occhio lungo che abbiamo coronato, diversi anni fa, certificando il nostro sistema per la gestione della qualità. Ma non ci siamo fermati a quello: abbiamo ampliato i nostri certificati, anche sui nostri prodotti, a testimonianza dell’importanza della qualità lungo tutta la filiera produttiva.  

Una curiosità: qual è il legno più usato e perché? Il legno maggiormente richiesto è il rovere. In questo legno infatti, si trovano i polifenoli più nobili che poi vengono ceduti a vini, distillati, aceti, etc. Il rovere è il “Re dei legni”, famoso per la sua fibra resistente, ma anche per la sua complessità aromatica, molto ricercata nel mondo del vino.  Ci sono prevalentemente due tipi di rovere che si distinguono per contenuto aromatico e fibra: quello europeo e quello americano. Come azienda lavoriamo con entrambi, anche se il mercato mondiale preferisce il rovere europeo che giunge dalle foreste francesi o della Slavonia (Croazia, Slovenia, Ungheria). Oltre al rovere lavoriamo anche acacia, frassino, castagno, ciliegio e larice per il comparto industriale. 

Quali nuovi brevetti l’azienda ha sviluppato di recente? Con l’università di Udine abbiamo messo a punto due brevetti, entrambi depositati in America e in Europa, che puntano a garantire l’aroma del legno di rovere e a garantire un giusto livello di tostatura attraverso il semplice controllo di un tablet. Ogni singola doga, che compone la botte, viene presa in carico dai nostri collaboratori che la selezionano grazie all’utilizzo degli infrarossi. Con il progetto Botti & Barrique NIR (Near infra red) riusciamo quindi a scartare quelle doghe che rilascerebbero aromi sgradevoli al vino. Ma come mai il legno ha differenti aromi, vi starete chiedendo? Dipende da come e dove è cresciuto l’albero, da come si è alimentato in 130 anni e se ha preso più sole o umidità.

Turismo in botte! L’alta qualità delle botti della Garbellotto si traduce anche in una struttura alternativa di ricettività? Abbiamo avviato un progetto davvero curioso che sta suscitando grande interesse: La Garbellotta. Sono case-botti che oltre al letto contengono bagno e doccia, sono riscaldate, climatizzate e possono esser posizionate in qualsiasi angolo suggestivo come in montagna, in collina o nel bel mezzo dei vigneti: una proposta turistica diffusa, che va incontro alle esigenze di un nuovo movimento turistico sempre più vicino al territorio.

Voi che siete leader mondiali del settore, come state affrontando il periodo attuale post pandemia? Bisogna guardare sempre con fiducia al futuro e come imprenditori abbiamo il dovere di farlo. Questa pandemia ci ha ricordato che tutto può accadere e che bisogna lavorare migliorandosi continuamente, cogliere nuove sfide e ricordarsi che nelle crisi nascono le migliori opportunità. La nostra tradizione e la fidelizzazione dei clienti in tutto il mondo, ci ha sicuramente aiutato a superare il momento.

Tuo papà è stato un importante imprenditore, tu e i tuoi fratelli che cosa avete ereditato dalla sua esperienza e dalle sue doti umane? Ci ha lasciato tanto del suo vissuto, insegnandoci con l’esempio le basi e le doti da sviluppare come uomini e come imprenditori. Con una regola molto semplice: le imprese non sono solo i macchinari che lavorano, i muri che li contengono o i prodotti che vendono, sono prima di tutto un insieme di persone che lavorano per lo stesso scopo, aiutandosi e migliorandosi a vicenda. Questa azienda è la nostra famiglia e i nostri collaboratori fanno parte di questa grande famiglia. Questo ci aveva fatto capire nostro padre. Ricordiamo anche con grande orgoglio la nostra gavetta nel campo lavorativo, come operai nelle nostre estati da studenti. O alle prime visite nelle segherie estere per capire meglio il legno.

Seppure abbiate da poco trasferito il vostro stabilimento a Sacile, qual è il vostro legame con Conegliano e il Veneto in generale? All’inaugurazione del nostro nuovo stabilimento abbiamo avuto l’onore di ospitare, tra i tanti ospiti importanti, ben due governatori: quello del Veneto e quello del Friuli Venezia Giulia. Questo a dimostrazione dell’importanza dei rapporti che abbiamo instaurato con il Veneto e dei nuovi rapporti che stiamo avviando con la regione Friuli. Abbiamo un cuore veneto con un’anima friulana, la regione che ci ha addottato. Conegliano rimarrà per sempre la nostra città e il nostro legame con la scuola Enologica Cerletti non cesserà.