Casa Raizes è uno studio di architettura nato a Vicenza nel 2021 dalla passione della sua fondatrice Gabriela Procopio, giovane architetto brasiliana. Lo studio si occupa di progetti residenziali e commerciali, di ristrutturazione e restauro, di interior design e di retail design, ma con un nuovo approccio, psicologico ed emotivo, al design. Infatti, attraverso ricerche sul brand, sulle tendenze e sul profilo del cliente, Casa Raizes è in grado di progettare Experience Design per le aziende che desiderano proporre delle esperienze volte ad aumentare la soddisfazione e la fedeltà del cliente. La clientela che si rivolge a Casa Raizes, oltre ad essere coscienziosa e consapevole dell’importanza della sostenibilità, è alla costante ricerca di un design autentico, innovativo e durevole nel tempo, senza però privarsi del comfort e della bellezza. Contando sulla collaborazione con professionisti talentuosi che provengono da contesti culturali differenti e grazie ad una tecnologia sempre più avanzata che ha ridotto le barriere geografiche, lo studio opera a livello internazionale con progetti in Italia, Francia e Brasile. 

Noi, come architetti e designer, abbiamo una responsabilità per le generazioni future. Quello che creiamo è il mondo di domani. Il rispetto per l’uomo e per il nostro pianeta fa parte della nostra missione.

Gabriela Procopio, dopo essersi laureata in architettura presso l’Università di Ouro Preto, città dello Stato di Minas Gerais in Brasile dichiarata Patrimonio dell’Unesco, a 23 anni si è trasferita a Parigi e ha iniziato un master all’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne, che le ha dato l’opportunità di studiare e viaggiare per due anni in Europa. In questo periodo, oltre che in Francia, Gabriela ha vissuto in Portogallo e in Spagna, e lei stessa a tal proposito, afferma: “L’esperienza di vivere e comprendere culture e lingue diverse ha completamente cambiato le mie prospettive e mi ha spinta a vivere in Europa.” Attualmente vive in Italia e ha scelto Vicenza, perché le piace la qualità della vita di questa città e i ritmi meno frenetici rispetto alle grandi città. Riguardo al Brasile quando le chiedo se le manca, ci dice: “L’energia del Brasile lascia un segno troppo grande per poterlo descrivere in poche parole. Lì, la connessione con la natura è qualcosa di molto intenso che ci coinvolge in un modo molto forte e penso che sia quello che mi manca di più. In un certo senso è questa connessione con le cose belle e buone della vita che cerco nei miei progetti.”

DIECI DOMANDE

Buongiorno Gabriela, quando e come nasce Casa Raizes? Casa Raizes nasce nel 2021 con l’idea di creare cose belle che durino nel tempo. Durante le mie esperienze con l’architettura e il design in Brasile e nei due anni di lavoro in uno studio in Italia, ho osservato che esiste da parte dei clienti un bisogno latente e spesso non soddisfatto di un’architettura autentica, con maggiori inclinazioni al confort e all’experience, alla sostenibilità nei materiali e alla longevità delle strutture. Casa Raizes nasce per soddisfare le esigenze di queste persone sia in Europa come in Brasile. 

Casa Raizes, perché la scelta di questo nome? In questo nuovo contesto in cui viviamo, nel groviglio di immagini, suoni e informazioni, si perde la nozione di ciò che è essenziale e decisivo per vivere bene. È allora arrivato il tempo di ripensare le nostre vite, di tracciare nuovi percorsi che portino all’equilibrio: è tempo per le radici. Il nome Casa Raizes (raízes: radici, in portoghese) nasce per farci tornare alle origini e ricordare ciò che è veramente essenziale. In architettura questo si traduce in un design semplice che valorizza i dettagli ed esalta i materiali che la natura ci fornisce ogni giorno. Quando progettiamo, cerchiamo di creare luoghi in cui ci si possa connettere con ciò che conta davvero: stare con familiari e amici, avere momenti di contemplazione della natura, conoscersi, dedicarsi a ciò che ci fa bene.

Quali sono, secondo te, le somiglianze riguardo al concetto di casa tra Italia e Brasile? Quello che ho potuto vedere in questi anni è che sia in Italia che in Brasile – ma anche negli altri Paesi dove ho vissuto – nonostante le differenze culturali e la distanza geografica, le persone stanno tornando all’essenziale. Al centro c’è la semplicità. Cerchiamo nella casa un rifugio per fuggire da un mondo così complesso. Vogliamo comfort, bellezza e privacy per poter godere del nostro tempo con qualità.

E quali le differenze? L’architettura di entrambi i Paesi ha sempre avuto molte differenze dovute al contesto storico e culturale, ai materiali disponibili, alle condizioni geografiche e climatiche. Attualmente, la globalizzazione ha portato ad una standardizzazione degli spazi e dell’architettura. Questa omogeneizzazione ha trasformato le città con spazi costruiti similmente e ha disconnesso l’uomo dall’ambiente circostante. A causa di ciò penso che sia più che mai essenziale che ci sia un dialogo tra l’architettura e ciò che la circonda, tra l’utente e il design.

La pandemia, secondo te, ha cambiato le esigenze e le richieste delle persone? Sì, le persone -e tra queste includo anche me- si stanno godendo più tempo a casa. La casa torna ad essere un luogo sacro che ci protegge dal mondo esterno. E, dal momento che quest’ultimo è diventato sempre più intangibile, ho potuto constatare una crescente ricerca per materiali, superfici e oggetti con qualità tattili che ci invitino ad usarli. Inoltre, poiché l’accesso all’aria aperta è diventato limitato, ho osservato un progressivo interesse di portare l’esterno all’interno, reinventando gli spazi abitativi con giardini e paesaggi interni. Con un maggior numero di persone che lavorano da casa, vengono richieste spesso soluzioni che combinino la zona giorno con l’area di lavoro, facendo attenzione a non sminuire la qualità di nessuno dei due spazi.

Ripensando al vostro intervento di restauro della Chiesa Diruta, quanto interviene il luogo in un progetto? Il paesaggio e gli edifici sono testimonianze che il tempo ha lasciato ad un determinato luogo. Gli edifici storici sono legati a questo aspetto e rappresentano per l’osservatore un patrimonio da preservare e che aggiunge valore alla città. Per questo, è così importante esaminare scrupolosamente la storia di un luogo e di un edificio, la sua estetica e il contesto in cui è inserito. Per il progetto delle rovine della Chiesa Diruta, ad esempio, abbiamo dovuto adottare tutte le misure necessarie per preservare l’essenza del luogo e non modificare l’identità della struttura. Il risultato è stato un progetto con interventi minimi, nel rispetto della storia, ma garantendone il suo riutilizzo in chiave culturale e funzionale. 

Si parla molto di sostenibilità, come si attua in architettura? A mio parere, rendere sostenibile l’architettura va oltre il semplice utilizzo di prodotti certificati o di energie rinnovabili. Si deve tornare alla bellezza, che oggi non riguarda più solo la forma, ma anche la qualità del prodotto e i suoi benefici e il suo impatto sull’ambiente. Attualmente, la sostenibilità include la priorità di materiali naturali che durino nel tempo, ma anche la necessità di adottare un approccio olistico. La preoccupazione per le tre dimensioni della sostenibilità -sociale, ambientale ed economica- deve essere presente durante tutto il processo di creazione. Noi, come architetti e designer, abbiamo una responsabilità per le generazioni future. Quello che creiamo è il mondo di domani. Il rispetto per l’uomo e per il nostro pianeta fa parte della nostra missione.

Quanto conta la ricerca nella progettazione? La ricerca è fondamentale, soprattutto quando si parla di contesti storici direttamente collegati alla memoria collettiva. Un’ampia comprensione del contesto di un edificio e della sua storia ci fornisce una base per salvaguardare e valorizzarne l’identità. Inoltre, un sondaggio diretto della popolazione coinvolta, ci dà un’idea delle necessità che esistono e di come possono essere risolte attraverso l’inserimento di nuovi attributi legati al cambio di destinazione d’uso. Attraverso il progetto per la Chiesa Diruta, ad esempio, la nostra ricerca ha concluso che un’area per manifestazioni culturali e attività ricreative potesse essere utile in quanto la città non disponeva di questo tipo di spazio.

In alcune città del Brasile, la natura convive in modo stretto con lo sviluppo urbano. Pensi che anche qui in Italia si andrà verso questa direzione? In Brasile il contatto con la natura è sempre molto diretto e questo è estremamente positivo. Tuttavia, a causa dell’accelerato sviluppo urbano degli ultimi decenni, la crescita è avvenuta in modo disordinato e ciò ha comportato diverse gravi conseguenze per l’ambiente e per la popolazione. In Italia, in generale, per il suo contesto storico, l’urbanizzazione e gli interventi umani sono realizzati in modo più regolamentato. Ma credo nel futuro con una luce positiva. La società attuale si sta rendendo conto che la conservazione dello spazio naturale è essenziale, soprattutto per garantire la sussistenza delle risorse e dei mezzi per le comunità future. Pertanto, penso che la tendenza sarà di connettere l’ambiente artificiale, in maniera sempre più armonica, con la natura.

Quali sono i progetti futuri di Casa Raizes? Casa Raizes, come ti dicevo, nasce per rispondere a dei bisogni latenti e si adopererà per poter soddisfare i propri clienti, attuali e futuri, senza snaturare i propri valori. La crescita è importante, ma sarà equilibrata, senza alcuna fretta. 

https://it.casaraizes.com